sesta Tappa

Si ha notizia della chiesa di San Lorenzo fin dal 4 aprile 1222 quando il vescovo di Parma, Obizzo
Fieschi, investì il sacerdote del luogo, delle decime, e relativa esazione, che la Mensa Vescovile
riceveva direttamente dal territorio di Calestano, decreto poi ratificato da un Onorio III. Questa
chiesa, ricordata nella pergamena del 1230 e nell’estimo del 1354 come dipendente dalla chiesa
di Bardone, venne resa indipendente nel 1540 e il parroco definito “rettore”. Ma solo nel 1634
divenne arcipretale e nel 1662 venne detta plebana. La costruzione attuale risale agli inizi del
1700, mentre la facciata terminata nel ‘900 venne riedificata nel 1949 (come da iscrizione sulle
porte d’ingresso laterali) dopo il suo crollo, insieme alla cappella di destra, causato dai
bambardamenti della seconda guerra mondiale nel 1944.
Tra i dipinti conservati in San Lorenzo, nel quadro col “Paradiso, S. Lorenzo e S.Michele che
intercede per le anime purganti” in basso si nota lo stemma dei Tarasconi, signori di Calestano,
con l’iscrizione Franciscus Tarsch comes Calestani ed è assegnato alla scuola parmense della
seconda metà del XVII secolo. Il dipinto “Madonna in Gloria col Bambino, San Giuseppe,
Sant’Agata e le anime purganti”, prima cappella a sinistra entrando, è attribuito ad Antonio Lagori.
La Vergine appare come la consolatrice della Chiesa insieme agli angeli. In basso si distinguono le
anime purganti tra le fiamme; gli angeli che danno sollievo alle anime purificate per presentarle
alla Vergine che, seduta accanto al Figlio, è in atto d’intercedere. È riconoscibile S.Agata che tiene
in mano la coppa contenente i seni recisi, che fa da tramite tra le anime purganti e il Bambino in
braccio alla Vergine assorta, mentre San Giuseppe è in secondo piano. Sempre al Lagori è
attribuito anche il dipinto “l’Annunciazione”. La fonte battesimale in marmo con zampe leonine e
coppa con teste di cherubini è del secolo XVI. Nella stessa cappella si trova una statua
dell’Immacolata in legno di pero di Erminio Silvani, scultore calestanese, e una tela “Battesimo di
Gesù nel Giordano” di Severino Silvani. Sempre di Erminio Silvani, è anche la statua di San Rocco
collocata in una nicchia della prima cappella a sinistra entrando in chiesa la “Cappella delle anime
purganti”. Le acquasantiere in marmo che si trovano all’ingresso sono datate 1605. Tutto ciò che
nella chiesa è di marmo, come ad esempio l’altare maggiore, proviene dalla chiesa del Carmine di
Parma dopo che questa fu soppressa. Come è noto, i conti Tarasconi Smeraldi, possedevano una
cappella nella chiesa dei carmelitani ed è quindi probabile che grazie a loro siano pervenute alla
chiesa di San Lorenzo parte delle suppellettili sacre all’epoca della soppressione della chiesa del
convento carmelitano in Parma. Anche il coro ligneo settecentesco proviene da questa chiesa.
Una storia particolare è dedicata al campanile di Calestano. La torre campanaria essendo un
unico corpo con la chiesa, deve avere più o meno la stessa età. Don Bizzarri nel 1929 scrive:
“il campanile non fu sempre come appare oggi: era di forma quadra senza guglia e merlettata
primiera fino al 1907; pareva quasi una vedetta di una rocca.” Don Tarasconi invece nel 1902
dice:” la torre è alta metri 25, larga metri 3,5; conta quattro campane. Sulla torre vi è un orologio
di ferro a comodo del pubblico, mantenuto a spese del Comune e regolato giornalmente dal
campanaro”. La campana maggiore fusa nel 1594 fu ampliata e rifusa nel 1803: in questo stesso
anno vennero rifuse la seconda del 1669, la terza del 1438, la quarta del 1678. Durante la prima
guerra mondiale purtroppo tre campane si ruppero. Negli anni successivi la povertà dei
calestanesi si era fatta quasi drammatica, per cui solo nel 1936 poterono essere rifuse e ampliate.
La campana maggiore è dedicata al Crocefisso e porta questa scritta: “per virtutem crucis libera
nos Domine” (per il merito della Croce, liberaci o Signore). La seconda campana è dedicata alla
Madonna: “ Monstra te esse matrem” (mostra che tu sei Madre). La terza è dedicata al patrono
San Lorenzo: “Vitiorum nostrorum impetra flammas estinguere” (ottieni di spegnere le fiamme dei
nostri vizi). La quarta è dedicata a San Terenziano: “Divi Therentiani meritis simus edocti et
protecti” (per i meriti di San Terenziano -che- possiamo essere illuminati e protetti). Una quinta
campana è stata fusa per l’occasione e dedicata a Santa Lucia: “Bona sempiterna tecum
videamus” (-che-possiamo vedere insieme a te i beni eterni). Queste campane sono tutt’ora
funzionanti.
Tornando al campanile, ai calestanesi nel 1900 non piaceva questa torre un po’ tozza e si
mobilitarono in massa per alzarlo e dotarlo di una guglia che lo facesse svettare e desse così
lustro alla comunità e prestigio al paese. Ci fu una massiccia mobilitazione della crème
calestanese; fu anche organizzata una pesca di beneficenza. Lo sforzo diede i suoi frutti e nel
1913 verrà portata a termine la nuova torre campanaria. Dopo la seconda guerra mondiale, nuovi
lavori di ristrutturazione portarono a ricoprire la cupola in lamiera zincata sulla sovrastruttura del
1913.
NOTA: nel 1836 i calestanesi fecero solenne voto di portare ogni anno in processione,
l’immagine della Beata Vergine nel giorno 15 agosto, quale ringraziamento per aver
ottenuto da Dio, grazie alla sua materna intercessione, la liberazione dal morbo del colera:
tradizione ancora oggi molto sentita e partecipata
 
San Giuseppe: 19 marzo
San Luigi: 21 giugno
San Lorenzo (patrono): 10 agosto
Assunzione B.V.Maria: 15 agosto
San Terenziano: 1 settembre
Madonna del Rosario: 7 ottobre
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madonna
 
 
 
 

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